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Pianificazione doganale: vale la pena di non farla?

“Compliance doganale” ovvero quello che ogni azienda versata al commercio internazionale dovrebbe sapere.
Ma non è sempre cosi: ancora oggi, soprattutto nelle PMI, la pianificazione doganale non ha lo stesso rilievo dell’attività commerciale ed amministrativo-finanziaria.
Sottovalutarla comporta però tanti rischi.
Danilo Desiderio con competenza e chiarezza affronta l’argomento in un articolo apparso sul numero 6/2023 de Il Doganalista .

 

Compliance e pianificazione doganale

di Danilo Desiderio
Esperto in regolamentazione doganale e del commercio estero con più di 20 anni di esperienza nei settori della facilitazione del commercio, modernizzazione doganale, gestione integrata delle frontiere, commercio internazionale e promozione delle esportazioni. Autore di molte pubblicazioni in materia doganale

Chiunque effettua operazioni di commercio internazionale conosce l’importanza della ‘compliance doganale’. Nonostante si tenda oggi a fare abuso di questo termine, pochi tuttavia sanno esattamente cosa esso significhi e soprattutto quali siano le finalità del processo che mira ad assicurarla, ossia la cd. ‘pianificazione doganale’, con i rischi che esso mira a scongiurare. Questo articolo mira a gettare luce su questi due aspetti.

Compliance e pianificazione doganale

In una prima approssimazione, per compliance (o conformità) doganale si intende il fatto che le proprie spedizioni di merci sono conformi alle norme che ne regolano il trasferimento da e verso l’estero.

La compliance doganale è il risultato di un processo logico-analitico che consiste nell’esecuzione di una serie di operazioni, condotte ex ante (ossia prima ancora dell’avvio dell’operazione di commercio internazionale), aventi per oggetto l’analisi delle normative, delle procedure e dei requisiti documentali applicabili nel paese o territorio doganale di esportazione, di importazione e, a volte, anche in quello di transito. Questo processo, nel suo insieme, è detto di ‘pianificazione doganale’.

La relazione tra pianificazione doganale e compliance è pertanto un rapporto processo-risultato.

Navigare nelle procedure doganali di diversi paesi è tuttavia un’attività complessa che richiede tempo e competenze tecniche specialistiche. Ragion per cui il più delle volte si preferisce affidarne l’esecuzione ad un professionista esterno all’azienda, soprattutto quando quest’ultima non dispone di personale interno qualificato in grado di condurre tale analisi internamente.

Mentre la conformità doganale è un obbligo normativo, la pianificazione doganale è un’attività la cui conduzione rimane nella discrezione dell’operatore economico, ma che ciononostante costituisce la chiave di volta per un’esperienza di spedizione internazionale fluida, efficiente e con rischi ridotti al minimo.

Mantenere una posizione rigorosa nella conduzione delle attività di pianificazione doganale significa dunque elevare una barriera protettiva contro potenziali ostacoli alle spedizioni.

Le difficoltà nell’eseguire una corretta pianificazione doganale sono legate essenzialmente al fatto che ogni paese o territorio doganale presenta una propria serie di regole di importazione ed esportazione, misure tariffarie e requisiti di documentazione che differiscono gli uni dagli altri.

Trascurare o fare un passo falso nell’interpretazione di una sola di queste regole può innescare una reazione a catena di ritardi od interruzioni nelle catene di approvvigionamento, con l’applicazione di possibili sanzioni od addirittura il sequestro delle merci, esponendo l’azienda a perdite di fatturato e possibili danni di reputazione.

In estrema sintesi, è possibile classificare come segue i rischi che una adeguata pianificazione doganale tende a scongiurare:

Rischio finanziario

La mancata conformità alle normative sul commercio internazionale può gettare un’ombra sull’intera attività dell’azienda, causando contraccolpi finanziari in grado di impattare negativamente sul suo fatturato o di danneggiarne la reputazione.

Tra questi rischi rientra innanzitutto quello dell’applicazione di sanzioni pecuniarie, ed a volte anche penali, che possono nel primo caso essere addirittura retrodatate per compensare, ad esempio, il mancato pagamento dei dazi dovuti ad una certa data. I governi e le agenzie governative dei vari Paesi impongono la conformità doganale attraverso sanzioni che possono aumentare sensibilmente a seconda della gravità della violazione.

Tali sanzioni possono comportare la necessità per l’azienda di compensare la perdita sottraendo fondi inizialmente destinati ad altri settori, come la comunicazione, il marketing o iniziative di crescita o di sviluppo dei dipendenti (es. attività formative).

Ritardi e interruzioni

Ritardi e interruzioni rappresentano un altro rischio critico derivante dalla non-conformità. Le dogane ed altri organismi di controllo alle frontiere hanno il potere di sospendere o bloccare lo svincolo delle merci per condurre ispezioni o verifiche documentali. Le spedizioni non conformi sono soggette a tempi di sdoganamento mediamente più lunghi, con conseguenti ritardi che possono ripercuotersi lungo tutta la catena di approvvigionamento.

Di conseguenza, i programmi di produzione industriale possono risultarne sconvolti, innescando un effetto domino sui processi a valle che nei casi più gravi possono condurre ad annullamento degli ordini da parte dei clienti.

Confisca delle merci

La confisca delle merci è un rischio che grava soprattutto a carico di quelle aziende che trascurano o eludono deliberatamente le norme che presidiano le attività di commercio internazionale. Le autorità doganali hanno il potere di sequestrare e detenere le merci che non rispettano tali norme.

Questo può condurre ad effetti finanziariamente disastrosi per l’azienda, in quanto quest’ultima non solo perde il valore delle merci confiscate, ma sarà costretta a sostenere costi aggiuntivi associati a spese di custodia e di recupero della merce, inclusi i relativi procedimenti legali e costi dei difensori. Ció può avere anche un impatto sulle relazioni con i fornitori.

Perdita di accesso ai mercati

In alcuni casi la non-conformità può innescare restrizioni, divieti o perdita di privilegi commerciali nei mercati dove la violazione è stata commessa.

Questo può rappresentare un duro colpo per quegli operatori che fanno particolare affidamento su accordi commerciali preferenziali (e dunque tariffe preferenziali) per accedere a tali mercati e rimanere competitivi.

Reputazione

I consumatori sono sempre più sensibili alle caratteristiche etiche delle imprese dalle quali acquistano. Essi maturano aspettative non solo nei confronti della qualità dei prodotti, ma valorizzano anche fattori etici e di equità integrati nella loro produzione, come il rispetto di standard ambientali, dei diritti umani e dei lavoratori, e così via.

Addirittura, alcuni accordi preferenziali di commercio condizionano l’accesso ai benefici tariffari che introducono, al rispetto di standard di principi di democrazia, sviluppo sostenibile, di tutela dell’ambiente e dei lavoratori o di buon governo, spesso incardinati nella struttura stessa di tali accordi. È il caso ad esempio del sotto-regime SPG+ del Sistema di Preferenze Generalizzate o degli Accordi di Partenariato Economico (APE) dell’Unione Europea.

Le aziende che danno priorità alla conformità doganale sono in genere percepite come maggiormente attente a tali principi e particolarmente responsabili, il che favorisce la fedeltà dei consumatori al marchio ed i prodotti che quest’ultimo contraddistingue.

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CBAM, parte il registro

Prime attività per l’iscrizione al registro

Dal 4 dicembre 2023 è possibile, per gli operatori italiani, richiedere le credenziali di accesso al Registro CBAM e iniziare, dal giorno successivo, in ambiente di test, ad utilizzare tutte le funzionalità previste. Lo ha comunicato l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con un avviso pubblicato in data 30 novembre.

Le istruzioni operative per la procedura di accesso sono disponibili sia sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che su quello dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il Registro CBAM è stato elaborato dalla Commissione europea per aiutare gli importatori a eseguire e trasmettere i report previsti dagli obblighi di reportistica connessi al meccanismo, secondo quanto previsto dal Regolamento (UE) 2023/956 e dal Regolamento di esecuzione (UE) 2023/1773.

Per ulteriori informazioni,  qui

 

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“Adelante, Pedro, con juicio”: l’Intelligenza Artificiale per l’export delle PMI

L’IA è sempre più cruciale per le PMI italiane: la necessaria espansione dei mercati e la variegata dimensione dell’assistenza alla clientela sono elementi che incidono sulla competitività aziendale.
In questo contesto, l’Intelligenza Artificiale (IA) si presenta come strumento – per molti ancora totalmente sconosciuto – sicuramente strategico in una dimensione di mercati internazionali sempre più esposti non solo a variabili economiche ma anche a quelle geopolitiche.
Uno strumento potente, quindi, da conoscere in tutte le sue implicazioni.

Il sito www.export.gov.it offre un interessante vademecum sull’argomento, a partire dalla definizione

Cos’è l’Intelligenza Artificiale?

L’Intelligenza Artificiale è un campo dell’informatica che mira a sviluppare sistemi e tecnologie in grado di eseguire compiti che normalmente richiedono l’intelligenza umana. Questi sistemi utilizzano algoritmi complessi e si basano di meccanismi di apprendimento automatico (machine learning) e reti neurali artificiali per analizzare dati, trarre conclusioni e prendere decisioni in modo autonomo.

Applicazioni dell’IA per le PMI nell’export

L’Intelligenza Artificiale può essere di supporto in molteplici attività legate all’export. Vediamo insieme quali.

Analisi dei Dati

L’IA può aiutare le PMI a ottimizzare le attività legate alla raccolta, elaborazione e analisi di enormi quantità di dati raccolti da diverse fonti e provenienti da diversi mercati esteri. Queste analisi dei dati, ad esempio, possono fornire informazioni preziose sul comportamento dei clienti, le tendenze del mercato e le opportunità di espansione commerciale. Le PMI possono utilizzare queste informazioni per prendere decisioni più informate sull’espansione internazionale e le strategie commerciali.

In termini pratici, questo significa che le PMI possono raccogliere e analizzare dati provenienti da fonti come social media, siti web, e-commerce, sistemi di gestione dell’inventario e altre risorse. Questi dati possono includere informazioni sul comportamento degli acquirenti, le preferenze dei clienti, le recensioni dei prodotti, le fluttuazioni di domanda e offerta, le condizioni di mercato e molto altro ancora.

Una volta raccolti, i dati vengono elaborati e analizzati dai sistemi di Intelligenza Artificiale, che utilizzano algoritmi sofisticati per individuare pattern, tendenze e informazioni rilevanti. Ad esempio, l’IA può rivelare se c’è un aumento della domanda per un particolare prodotto in un determinato paese o se ci sono segnali di cambiamento nelle preferenze dei clienti.

Personalizzazione dell’offerta

Grazie all’IA, le imprese possono sviluppare e personalizzare con maggiore facilità i loro prodotti o servizi in modo da differenziarli dalla concorrenza nei mercati esteri. Ad esempio, un’azienda potrebbe personalizzare il suo sito web, i materiali di marketing o persino il proprio prodotto in base alle preferenze e alle aspettative dei clienti in un determinato paese.

Questo livello di personalizzazione non solo soddisfa meglio le esigenze degli acquirenti, ma può anche contribuire a posizionare l’azienda come un marchio riconoscibile e affidabile sul mercato internazionale.

Inoltre, riducendo i costi relativi allo sviluppo di prodotti su misura, l’IA aiuta le imprese a mantenere una maggiore flessibilità nell’offerta e a rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato, aumentando le possibilità di successo sul mercato internazionale.

Automazione dei processi

L’IA può essere utilizzata per automatizzare i processi operativi quotidiani, eliminando l’inefficienza derivante da compiti ripetitivi e time-consuming. Ad esempio, nell’ambito della logistica, i sistemi basati su IA possono pianificare itinerari ottimizzati per la distribuzione dei prodotti, tenendo conto delle condizioni stradali in tempo reale e dei tempi di consegna previsti. Questo non solo riduce i costi legati al trasporto, ma migliora anche la puntualità delle consegne.

Nel controllo di qualità, l’IA può essere impiegata per analizzare dati e rilevare eventuali anomalie o difetti nei prodotti in modo più preciso e veloce rispetto all’ispezione manuale. Ciò contribuisce a garantire la qualità dei prodotti e a ridurre i rifiuti e gli sprechi.

Predizione della domanda

L’IA utilizza dati storici, indicatori di mercato e altri fattori rilevanti per generare previsioni accurate sulla domanda futura. Questo processo di analisi avanzata consente alle PMI di anticipare le fluttuazioni del mercato e di adottare una strategia di produzione e distribuzione più agile e mirata.

Ad esempio, se è previsto un aumento della domanda per un certo prodotto in un determinato mercato estero, l’azienda può adattare la produzione e la logistica, garantendo che ci siano abbastanza prodotti disponibili per soddisfare la crescente richiesta. D’altra parte, se l’IA segnala una possibile diminuzione della domanda in un altro mercato, l’azienda può ridurre la produzione per evitare scorte eccessive.

Questa capacità predittiva dell’IA non solo consente alle PMI di ottimizzare la gestione delle risorse, ma contribuisce anche a migliorare la soddisfazione del cliente. Infatti, le aziende saranno in grado di fornire prodotti o servizi tempestivamente e in linea con la domanda effettiva, evitando così la frustrazione dei clienti dovuta a ritardi o a prodotti non disponibili.

Assistenza virtuale

L’assistenza clienti può essere migliorata tramite chatbot e assistenti virtuali basati su IA che sono in grado di rispondere rapidamente alle domande dei clienti e gestire le loro esigenze in qualsiasi momento del giorno o della notte, senza dover attendere l’orario lavorativo. Questa risposta immediata e costante, non solo soddisfa le aspettative dei clienti moderni, che desiderano una comunicazione fluida e senza interruzioni, ma libera anche il personale per concentrarsi su questioni più complesse e strategiche.

Inoltre, l’IA può gestire le richieste dei clienti in diverse lingue, abbattendo le barriere linguistiche e agevolando la comunicazione con clienti provenienti da tutto il mondo. Questa capacità multilingue amplia il raggio d’azione delle imprese, consentendo loro di servire clienti internazionali in modo più efficace.

Migliorare l’esperienza del cliente attraverso chatbot e assistenti virtuali, inoltre, non si limita solo a rispondere alle domande o ai problemi dei clienti. Questi strumenti possono anche raccogliere dati sugli utenti e le loro interazioni, consentendo alle aziende di personalizzare ulteriormente l’assistenza e di anticipare le esigenze dei clienti.

Sfide e considerazioni etiche

Nonostante i vantaggi evidenti, l’implementazione dell’IA comporta anche sfide e considerazioni etiche da non sottovalutare. È importante, ad esempio, garantire la sicurezza dei dati, la trasparenza nei processi decisionali automatizzati e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale.

L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulle imprese sarà sempre più rilevante nei prossimi anni, ma affinché il suo utilizzo possa generare un vantaggio competitivo rilevante con un impatto positivo lungo la export value chain, la condizione preliminare deve necessariamente essere la consapevolezza da parte delle imprese di ogni dimensione e settore che il proprio futuro deve passare, più in generale, per la trasformazione digitale. Deve dunque esserci la volontà di mettere in discussione il modus operandi e la struttura stessa delle aziende, aprendosi al cambiamento ma al contempo gestendolo pro-attivamente.

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Origine delle merci: non preferenziale e preferenziale, alcuni concetti importanti (I)

Differenza base tra le due origini

La differenza tra origine non preferenziale e preferenziale delle merci riguarda la presenza di accordi tra i paesi per la riduzione o meno dei dazi doganali.

L’esportazione e l’importazione di prodotti soggetti a origine non preferenziale sarà più onerosa sia in termini economici che di adempimenti. Quindi, in linea di massima, sono un’incentivo alle imprese ad avere rapporti economici con aziende che fanno parte di paesi con i quali ci sono accordi per l’origine preferenziale (Paesi Accordisti).

Naturalmente questo riguarda solo i paesi che non fanno parte della UE dove vige la libera circolazione.

 

Perdita status di origine non preferenziale

Le merci acquistate con origine non preferenziale perdono questo status se vengono lavorate in un paese e rivendute con una trasformazione sostanziale.

Se un’azienda italiana acquista prodotti da un Paese con origine non preferenziale e li lavora in Italia, può rivendere ad un Paese con origine preferenziale. Devono però esserci delle “trasformazioni sostanziali” tali da modificare il numero di Nomenclatura Doganale ovvero il TARIC, la tariffa doganale. Per conoscere limiti e dettagli sulla acquisizione o la permanenza dell’origine vedere art. 60 e 31 Reg. UE n.2015/2446)

In particolare:

  • Per merci interamente ottenute in un unico Paese, clicca qui
  • Per Prodotti sufficientemente lavorati o trasformati, clicca qui

Continua

 

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Il marchio UKCA per l’export in UK: obbligatorio dal 1 gennaio 2025

Cosa é UKCA

Il marchio UKCA (UK Conformity Assessed) è stato introdotto il 1° gennaio 2021 (uno degli effetti della Brexit) come sostituzione del marchio CE per certificare che le merci immesse in UK rispettano le regole di conformità e sicurezza britanniche.

Il marchio UKCA riguarda numerose tipologie di beni, ad oggi, si segnalano:

  • Giocattoli
  • Imbarcazioni da diporto e moto d’acqua
  • Recipienti semplici a pressione
  • Strumenti di pesatura non automatici
  • Strumenti di misura
  • Ascensori
  • Apparecchiature radio
  • Attrezzature a pressione
  • Dispositivi di protezione individuale
  • Apparecchi a gas
  • Macchinari
  • Attrezzature da esterno
  • Prodotti di ecodesign
  • Aerosol
  • Apparecchiature elettriche a bassa tensione
  • Dispositivi medici
  • Interoperabilità ferroviaria
  • Prodotti da costruzione
  • Esplosivi civili

Entrata in vigore dell’UKCA

Le aziende dovranno applicare il nuovo marchio a partire dal 1° gennaio 2025

Conseguenze e richieste per la certificazione

I prodotti già marcati CE non sono considerati automaticamente UKCA:  nel caso in cui il marchio non fosse presente, la merce non potrebbe lasciare la Dogana, causando ritardi nelle consegne e altri costi per l’impresa esportatrice.

La verifica della conformità agli standard UK – indispensabile per ottenere il nuovo marchio – viene fatta da appositi Organismi di Certificazione ai quali devono rivolgersi le aziende oppure è possibile predisporre una autodichiarazione di conformità (prevista per specifiche merceologie e in alcuni specifici casi) in base alla quale il produttore del bene dichiara la completa conformità alle regole britanniche. Per scoprire quali regole seguire per le diverse tipologie di prodotti, clicca qui 

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AEO, Operatore Economico Autorizzato, forse non sapete che…

Cosa è AEO

L’AEO (Authorized Economic Operator – Operatore Economico Autorizzato) è una figura prevista dal codice doganale UE: si tratta di soggetto affidabile, al quale viene riservato un trattamento agevolato all’interno della catena logistica e di approvvigionamento internazionale.
L’autorizzazione può essere richiesta da tutti i soggetti, stabiliti nel territorio doganale dell’Unione, che intervengono nella catena di approvvigionamento internazionale (produttori, esportatori, importatori, imprese di spedizione, de- positari, vettori, agenti doganali).

Vantaggi di essere operatore AEO

  • Riduzione dei controlli doganali in linea e a posteriori
  • Priorità allo sdoganamento, in caso di controlli doganali
  • Possibilità di eleggere un luogo specifico per l’esecuzione delle verifiche sulle merci
  • Agevolazioni alla richiesta di semplificazioni doganali
  • Riduzione o esonero dalla garanzia dovuta per le obbligazioni doganali (es. deposito doganale/Iva)
  • Trattamento privilegiato della propria merce presso le dogane dei Paesi che hanno stipulato con l’Ue accordi di mutuo riconoscimento ( Norvegia, Svizzera, Giappone, Andorra, Stati Uniti, Cina, Regno Unito e Moldova).

Il tutto si traduce in un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti privi di certificazione.

Condizioni per ottenere l’AEO

L’autorizzazione AEO rilasciata dalla Agenzia delle Dogane e Monopoli è subordinata alla presenza di importanti condizioni riguardanti l’azienda come: livello della compliance doganale e fiscale, sistema contabile, solvibilità finanziaria, competenza o qualifiche professionali e sicurezza
Ogni anno le aziende dovranno inviare all’ADM un modulo di automonitoraggio per confermare la presenza delle condizioni richieste e, comunque, ogniqualvolta intervengano nuovi fattori potenzialmente in grado di incidere sul mantenimento e/o sul contenuto dell’autorizzazione.

 

AEO e riforma doganale

Dal 2016 la certificazione AEO è diventata vera e propria autorizzazione, necessaria per il rilascio di altre autorizzazioni o facilitazioni in dogana e si amplierà con l’entrata in vigore della nuova normativa doganale nei prossimi anni. Infatti con la presenza della nuova categoria “trust and check” le aziende AEO saranno premiate potendo immettere le loro merci in circolazione nell’UE senza alcun intervento doganale attivo.

 

Ulteriori dettagli sulle condizioni per ottenere AEO, clicca qui

Principali novità della prossima riforma doganale, clicca qui

 

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Cina: non solo moda per il “made in Italy”

Non più solo moda e lusso: la domanda cinese di prodotti italiani si è evoluta e apre nuovi spazi di opportunità in altri numerosi settori. Vediamo quali.

La situazione

La Cina rappresenta per le imprese italiane un partner commerciale tanto appetibile quanto temibile. È un po’ come una calamita, che da un lato attrae, e dall’altro respinge.
Come riporta il sito www.export.gov.it ,a fronte di una popolazione di quasi 1,5 miliardi di persone con modelli di consumo e tendenze sempre più simili a quelli occidentali permangono tuttavia differenze culturali legate a valori tradizionali ben presenti anche nelle classi con maggiore potenziale di spesa. A cui si aggiunge il rischio di violazioni di proprietà intellettuale e marchi che rappresentano la riconoscibilità del “Made in…”

Nonostante le incertezze e le paure, tuttavia, la Cina rappresenta per l’Italia un partner imprescindibile, anche se i rapporti economici bilaterali sono tipicamente caratterizzati da uno squilibrio strutturale riguardante i flussi di interscambio commerciale. Secondo i dati dell’Osservatorio Economico del MAECI, nel 2022 le esportazioni di merci italiane verso la Cina sono aumentate del 5% rispetto al 2021, per un valore di 16,4 miliardi di euro, mentre le importazioni sono aumentate del 49,1% ad un valore di 57,5 miliardi. Il deficit di bilancia commerciale è aumentato di 18,1 miliardi rispetto all’anno precedente, raggiungendo il nuovo valore record di 41,1 miliardi di euro, mentre il valore totale dell’interscambio ha quasi raggiunto 74 miliardi di euro.

Settori di opportunità

Oltre i classici settori fashion e luxury, le opportunità si estendono anche ad altri ambiti, tra cui:

  • Protezione ambientale
    Tutti i settori legati alla protezione ambientale (aria, acqua, suolo) sono in una fase di rapidissima espansione in Cina.  Alcuni segmenti portanti sono appetibili per le aziende italiane e le loro tecnologie riconosciute ed apprezzate a livello mondiale (es. monitoraggio industriale delle emissioni, abbattimento delle emissioni, nel trattamento delle acque civili ed industriali, ecc… ).
  • Transizione energetica
    Sarà il settore che trainerà la trasformazione della base industriale e sociale cinese. Gran parte dell’aumento della spesa per l’energia pulita tra il 2020 e il 2022 ha avuto luogo in Cina, dove si concentra anche il 60% delle vendite globali di veicoli elettrici. Tecnologie e servizi nelle filiere e nelle infrastrutture di trasporto (gas, energia elettrica, idrogeno, etc.) vedranno una crescita di oltre il 15% all’anno per i prossimi decenni..
  • Economia circolare
    Tecnologie e servizi per la raccolta, il riuso, il riciclo e la valorizzazione energetica avranno un enorme sviluppo in Cina e l’Italia possiede know-how distintivo da valorizzare nella bio-raffinazione da scarti alimentari ed agricoli; nel recupero e riciclo di olii minerali ed industriali e nelle tecnologie di selezione degli scarti civili.
  • Costruzioni
    Si sta affermando una tendenza al “recupero” degli edifici, anche e soprattutto a fini di efficienza energetica, sanitaria e di benessere in generale.  Tra i segmenti di interesse per il made in Italy si segnalano la progettazione e la pianificazione energetica; i materiali isolanti; i materiali carbon passive; i materiali sanitizzanti; i materiali/vernici per la produzione di energia elettrica; le reti locali.
  • Agricoltura
    Al di là dei macchinari, già promossi in Cina, esistono interi settori tecnologici e di servizio che sono diventati prioritari in Cina per promuovere un’accelerazione dell’incremento della produttività dei terreni, pur contenendo l’uso di fertilizzanti chimici. Tecnologie di pianificazione, prospezione satellitare, previsione e prevenzione di eventi atmosferici discontinui (da cambiamenti climatici), protezione delle coltivazioni, tecniche di tracciamento, ecc. saranno prioritari in Cina per ridurre la dipendenza agricola dall’estero ed incrementare la sicurezza alimentare.
  • Nuovi materiali
    I nuovi materiali, ferrosi e non ferrosi, stanno avendo uno sviluppo importantissimo in Cina in tutti i settori industriali. Le caratteristiche dei nuovi materiali puntano ad accelerare il percorso di decarbonizzazione grazie anche ai biomateriali e ad una visione di economia circolare.
  • Integratori alimentari e cosmetica
    Tutte le categorie di integratori alimentari, soprattutto quelli legate alla cosmetica, sono in forte crescita: gli integratori presentano  infatti affinità con la medicina tradizionale cinese, quindi godono già di un posizionamento funzionale ed hanno il vantaggio di essere prodotti fuori dalla Cina in paesi con elevati standard di controllo qualitativo e di sicurezza.
  • Servizi e prodotti sanitari per la cura degli anziani
    L’invecchiamento della popolazione è una delle maggiori sfide dell’evoluzione sociale cinese. Si stanno sviluppando settori di consumo, tecnologici, servizi, etc. dedicati all’anziano.  Ancora poche aziende straniere (produttrici sia di prodotti tecnologici, beni di consumo e servizi) sono attive in Cina nonostante un mercato dalle enormi potenzialità.
  • Meccanica, robotica e meccatronica
    La promozione italiana in Cina per tutti i settori della meccanica è molto avanzata e consolidata. Il settore dello smart manufacturing, servizi a valore aggiunto, IoT, AI, interfaccia uomo/macchina, SW di ottimizzazione delle prestazioni, etc. sono segmenti dove alcune nicchie italiane potrebbero affermarsi in modo determinante e competitivo anche nei confronti di paesi direttamente concorrenti (ad es. la Germania).
  • Chimica fine
    Nell’ultimo periodo i settori farmaceutici italiani sono stati in grado di posizionarsi in modo eccellente in Cina, con crescite dell’export significative. Esistono dunque ancora ampi spazi di crescita sia nei settori farmaceutici sia nella chimica fine in generale.
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Bando Export 2023 per le PMI lombarde: al via il 20 luglio

Il 14 luglio 2023 Unioncamere Lombardia ha approvato il nuovo bando Export 2023: nuovi mercati per le micro e piccole imprese lombarde.

Vediamo insieme i punti principali:

Cosa è – Obiettivo

Supportare le imprese alla prima esportazione o che esportano occasionalmente (la cui quota di export è inferiore al 10% del volume d’affari) attraverso un accompagnamento qualificato di un Manager Esperto di processi di Import Export e internazionalizzazione “EXIM Manager”, un Temporary Export Manager “TEM” o un Digital Export Manager “DEM”.

A chi si rivolge

Micro e piccole imprese lombarde la cui quota export è inferiore al 10% del volume d’affari, aventi codice ATECO primario uguale a C e che non abbiano percepito, nei 5 anni precedenti, agevolazioni e/o incentivi regionali (concessi da Regione Lombardia o da Unioncamere Lombardia) finalizzati ad accrescere la competitività delle micro e piccole imprese lombarde sui mercati esteri.

Investimento minimo e contributo

Investimento minimo: € 10.000,00

Contributo massimo: € 15.000,00

Apertura e chiusura domanda

Le domande di contributo devono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 20 luglio 2023 fino alle ore 12.00 del 29 settembre 2023 (salvo esaurimento anticipato delle risorse) a Unioncamere Lombardia tramite il sito webtelemaco.infocamere.it.

Regolamento bando e modulistica domanda

  • Allegato A – Modulo di domanda
  • Allegato B – Procura speciale per la presentazione telematica della domanda
  • Allegato C – Dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà solo per soggetti che non hanno posizione INPS/INAIL
  • Allegato D – Dichiarazione de minimis
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Sace, l’export italiano punta su innovazione e sostenibilità e supera i 660 miliardi (+6,8%) nel 2023

In un mondo ancora esposto a shock e incertezze, investire in digitalizzazione, innovazione e transizione energetica è la chiave per le imprese italiane per rafforzare sempre di più la competitività sui mercati internazionali e crescere in modo sostenibile.

La recente presentazione del Rapporto Sace 2023 ha evidenziato importanti trend per il commercio estero italiano.

I trend

Nel 2023 le vendite oltreconfine di beni supereranno i 660 miliardi di euro con una crescita del 6,8%, per proseguire a un ritmo del 4,6% nel 2024 e del 3,8% medio annuo nel biennio successivo
Si tratta di dati che fotografano la realtà macroeconomica italiana nella sua complessità stimando anche trend di assoluta importanza per capire lo sviluppo prossimo.
Il primo è rappresentato dalla Transizione energetica e dalla rivoluzione digitale, fenomeni destinati a incidere, con velocità diverse, a incidere profondamente sulla capacità delle imprese di presidiare i mercati esteri.
Il livello degli investimenti registra sempre maggiore interesse alle nuove tecnologie come il 4.0 e l’intelligenza artificiale unita ad una formazione costante e di alto livello e nuovi modelli di business: le imprese che investono in 4.0 e innovano il proprio modello di business hanno una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio modello
Infine, i cospicui investimenti per la transizione in corso – analizzati per la prima volta nel Rapporto – sosteranno le esportazioni italiane di tali beni che cresceranno del 9,3% quest’anno, del 9,7% il prossimo, accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26

Destinazioni dell’export italiano

Tra le geografie di destinazione ottime prospettive arriveranno da mercati come i Paesi del Golfo – tra cui Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%) – Cina (+17%) e India (+10,3), Thailandia (+ 13,5%) e Vietnam (+8,1%), insieme a Messico (+ 8,4%) e Brasile (+7,2%), impegnati in un percorso di transizione energetica e trasformazione digitale, senza dimenticare gli Stati Uniti (+6%) e annotando la Croazia (+14,4%), new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.

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Tre domande a Alberto Sterza (Witor’s). Passione per la logistica

Tre domande a:
Alberto Sterza
Logistics Manager Witor’s S.p.A.

 

 

Post pandemia e crisi mondiale delle supply chain, quale il punto di vista del Logistics Manager?
Penso che anche i non addetti ai lavori si siano accorti di come gli effetti delle varie chiusure che i vari Stati nel mondo hanno adottato nel tentativo di arginare gli effetti del Covid, si siano ripercossi sulla quotidianità vissuta in quei mesi. A fronte di chiusure dei flussi del commercio internazionale si verificò un’impennata della richiesta di determinati beni piuttosto che altri. Non fu un caso che in quei mesi si assistette al boom del e-commerce.
Chiusi nelle nostre case, contingentati per fare la spesa ai supermercati e solo per beni di prima necessità (o quasi), ci riversammo in massa sulla spesa elettronica con la conseguenza di condizionare pesantemente quei flussi che di contro si stavano “congelando”. In quella situazione ci volle poco a capire che anche le aziende che operavano in un contesto sempre più globalizzato avrebbero presto risentito di un terremoto che avrebbe sconquassato pesantemente tutte le principali Supply Chain del mondo.

In Witor’s come avete affrontato il problema?
Come tutte le aziende che hanno Supply Chain mondiali anche noi abbiamo risentito di quella situazione, al punto che abbiamo spesso valutato alternative di supply più corte e/o meno complesse con esiti però non sempre soddisfacenti.
Il tema del reshoring è stato ovviamente oggetto di discussione ma, ovviamente richiedeva tempi lunghi e spesso anche costi non sempre sostenibili. La situazione contingente poteva essere affrontata solo tramite il supporto di fornitori che con esperienza e professionalità potevano arginare i profondi ritardi di approvvigionamento.
Credo che sia soprattutto in quei momenti che si vede realmente la professionalità e la fidelizzazione di un fornitore verso il proprio cliente.
Personalmente ho dovuto affrontare il problema di forniture in arrivo dal Far East destreggiandomi tra blank sailing, short shipped, GRI (General Rate Increase) oltre che ovviamente fermi di produzione. E’ proprio in quei momenti che oltre alla professionalità dei fornitori serve la professionalità e l’esperienza della figura del Logistics Manager che applichi le sue conoscenze, soprattutto ponderando le priorità del momento con le capacità di supporto dei vari anelli della supply chain. La conoscenza della capacità produttiva del fornitore, la conoscenza della qualità di servizio dei vettori sia marittimi che aerei giustificano scelte che in momenti diversi non avrebbero senso, ma che in situazioni di emergenza, aiutano a “contenere i danni”.

Quanto ha pesato la sua formazione e/o esperienza in quei frangenti?
Moltissimo. Sia la formazione (la mia è acquista sul campo con 20 anni di esperienza da spedizioniere internazionale) sia e soprattutto l’esperienza ed il feeling con i carrier/forwarder. Al termine del biennio 2020/2021 è con orgoglio che posso affermare che con il mio ufficio logistico, con riferimento ai flussi su base FOB, riuscimmo ad approvvigionarsi dal Far east con tutti i quantitativi ordinati senza alcuna rottura di stock. Addirittura, l’azienda mi chiese di modificare le rese in acquisto da DAP a FOB per gestire direttamente gli imbarchi dal Far East su tutte quelle spedizioni DAP che i nostri fornitori asiatici non erano in grado di spedire. Fu per me un forte segnale di fiducia dell’azienda ma al contempo di fortissima responsabilità!! Molti fornitori ci dissero “la merce è qui, venitevela a prendere… non furono giorni tranquilli… ma ce l’abbiamo fatta”.

Con laurea in Giurisprudenza a Pavia, Alberto Sterza approda per caso alla logistica, un “prestito temporaneo” ad un settore che poi diviene vera passione e professione. In attesa di capire cosa fare della laurea e per dare una mano in casa, arriva la prima assunzione in una piccola società di spedizioni internazionali nella quale impara a fare di tutto: dalla spunta dei colli sui mezzi alla compilazione della vecchia bolla di trasporto fino alla stesura delle bolle doganali per passare dalle HBL le MBL le AWB gli EUR 1 i Form A fino agli incoterms… Dopo una serie di esperienza in altre società di trading e import/export arriva in Witor’s nel 2014: stessi temi ma visti da una nuova angolazione, quella dell’azienda di produzione. L’approccio di Sterza al lavoro è ancora permeato della sua formazione giuridica, forma mentale e spirito operativo che hanno condizionato e condizionano tutt’ora il suo approccio alla logistica. Per questo in azienda, diversi colleghi lo chiamano confidenzialmente “Avvocato”. In risposta Sterza sorride e aggiunge “Mancato Avvocato”…

Fondata nel 1959, Witor’s vanta una storia di oltre 60 anni nella lavorazione del cioccolato e una tradizione tramandata nel tempo che ha portato l’iconico cioccolatino Boero, una pralina di cioccolato fondente con ciliegia e liquore ideata nel 1962, ad essere uno dei rappresentanti dell’eccellenza dolciaria italiana nel mondo. Witor’s vanta un portafoglio di oltre 350 prodotti per molti dei quali la società gode di una posizione di leadership in Italia.  Witor’s ha un giro di affari complessivo intorno agli 85 milioni di euro, di cui circa la metà generato negli oltre 80 Paesi in cui è presente. L’attenzione all’etica e all’ambiente di Witor’s sono elementi condivisi da 21 Invest – dal 2021 presente nel capitale sociale – che si pone l’obiettivo di supportare l’azienda nel raggiungere il 100% degli acquisti di cioccolato certificato e sostenibile nei prossimi anni.

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