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Ex-Works: è veramente una resa senza problemi?

L’80% delle imprese italiane in export utilizza il termine di resa Ex Works (EXW), o Franco Fabbrica: una comodità che però nasconde alcune insidie operative.
Certo, questa misura pone in capo al venditore/esportatore un’unica obbligazione: la messa a disposizione della merce, in luogo concordato e con i documenti necessari al trasporto, gli altri obblighi e rischi sono a carico del compratore
Ci sono tuttavia rischi doganali e assicurativi evidenziati dalla pratica quotidiana che rimangono a carico del venditore.

Tra questi è il mancato appuramento entro 90 giorni della bolla doganale presso la dogana di uscita: in questo caso è onere del venditore italiano fornire una serie di prove alternative dell’avvenuta esportazione. In caso contrario scatta la procedura di recupero IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate e l’applicazione di una sanzione

Inoltre EXW significa anche “merce a terra” ovvero il compratore deve occuparsi anche del carico ma è esperienza di tutti gli operatori vedere invece che è lo stesso venditore che provvede (per “velocizzare” il carico e far partire il vettore). Questa attività però non rientra tra quelle concordate in sede contrattuale (ricordiamo, è un EXW) e potrebbe prestare il fianco a contrasti con il venditore in merito alla responsabilità per il danneggiamento della merce e con l’assicurazione per la copertura e meno di questa attività di carico.

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Origine delle merci: non preferenziale e preferenziale, alcuni concetti importanti (I)

Differenza base tra le due origini

La differenza tra origine non preferenziale e preferenziale delle merci riguarda la presenza di accordi tra i paesi per la riduzione o meno dei dazi doganali.

L’esportazione e l’importazione di prodotti soggetti a origine non preferenziale sarà più onerosa sia in termini economici che di adempimenti. Quindi, in linea di massima, sono un’incentivo alle imprese ad avere rapporti economici con aziende che fanno parte di paesi con i quali ci sono accordi per l’origine preferenziale (Paesi Accordisti).

Naturalmente questo riguarda solo i paesi che non fanno parte della UE dove vige la libera circolazione.

 

Perdita status di origine non preferenziale

Le merci acquistate con origine non preferenziale perdono questo status se vengono lavorate in un paese e rivendute con una trasformazione sostanziale.

Se un’azienda italiana acquista prodotti da un Paese con origine non preferenziale e li lavora in Italia, può rivendere ad un Paese con origine preferenziale. Devono però esserci delle “trasformazioni sostanziali” tali da modificare il numero di Nomenclatura Doganale ovvero il TARIC, la tariffa doganale. Per conoscere limiti e dettagli sulla acquisizione o la permanenza dell’origine vedere art. 60 e 31 Reg. UE n.2015/2446)

In particolare:

  • Per merci interamente ottenute in un unico Paese, clicca qui
  • Per Prodotti sufficientemente lavorati o trasformati, clicca qui

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Il marchio UKCA per l’export in UK: obbligatorio dal 1 gennaio 2025

Cosa é UKCA

Il marchio UKCA (UK Conformity Assessed) è stato introdotto il 1° gennaio 2021 (uno degli effetti della Brexit) come sostituzione del marchio CE per certificare che le merci immesse in UK rispettano le regole di conformità e sicurezza britanniche.

Il marchio UKCA riguarda numerose tipologie di beni, ad oggi, si segnalano:

  • Giocattoli
  • Imbarcazioni da diporto e moto d’acqua
  • Recipienti semplici a pressione
  • Strumenti di pesatura non automatici
  • Strumenti di misura
  • Ascensori
  • Apparecchiature radio
  • Attrezzature a pressione
  • Dispositivi di protezione individuale
  • Apparecchi a gas
  • Macchinari
  • Attrezzature da esterno
  • Prodotti di ecodesign
  • Aerosol
  • Apparecchiature elettriche a bassa tensione
  • Dispositivi medici
  • Interoperabilità ferroviaria
  • Prodotti da costruzione
  • Esplosivi civili

Entrata in vigore dell’UKCA

Le aziende dovranno applicare il nuovo marchio a partire dal 1° gennaio 2025

Conseguenze e richieste per la certificazione

I prodotti già marcati CE non sono considerati automaticamente UKCA:  nel caso in cui il marchio non fosse presente, la merce non potrebbe lasciare la Dogana, causando ritardi nelle consegne e altri costi per l’impresa esportatrice.

La verifica della conformità agli standard UK – indispensabile per ottenere il nuovo marchio – viene fatta da appositi Organismi di Certificazione ai quali devono rivolgersi le aziende oppure è possibile predisporre una autodichiarazione di conformità (prevista per specifiche merceologie e in alcuni specifici casi) in base alla quale il produttore del bene dichiara la completa conformità alle regole britanniche. Per scoprire quali regole seguire per le diverse tipologie di prodotti, clicca qui 

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AEO, Operatore Economico Autorizzato, forse non sapete che…

Cosa è AEO

L’AEO (Authorized Economic Operator – Operatore Economico Autorizzato) è una figura prevista dal codice doganale UE: si tratta di soggetto affidabile, al quale viene riservato un trattamento agevolato all’interno della catena logistica e di approvvigionamento internazionale.
L’autorizzazione può essere richiesta da tutti i soggetti, stabiliti nel territorio doganale dell’Unione, che intervengono nella catena di approvvigionamento internazionale (produttori, esportatori, importatori, imprese di spedizione, de- positari, vettori, agenti doganali).

Vantaggi di essere operatore AEO

  • Riduzione dei controlli doganali in linea e a posteriori
  • Priorità allo sdoganamento, in caso di controlli doganali
  • Possibilità di eleggere un luogo specifico per l’esecuzione delle verifiche sulle merci
  • Agevolazioni alla richiesta di semplificazioni doganali
  • Riduzione o esonero dalla garanzia dovuta per le obbligazioni doganali (es. deposito doganale/Iva)
  • Trattamento privilegiato della propria merce presso le dogane dei Paesi che hanno stipulato con l’Ue accordi di mutuo riconoscimento ( Norvegia, Svizzera, Giappone, Andorra, Stati Uniti, Cina, Regno Unito e Moldova).

Il tutto si traduce in un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti privi di certificazione.

Condizioni per ottenere l’AEO

L’autorizzazione AEO rilasciata dalla Agenzia delle Dogane e Monopoli è subordinata alla presenza di importanti condizioni riguardanti l’azienda come: livello della compliance doganale e fiscale, sistema contabile, solvibilità finanziaria, competenza o qualifiche professionali e sicurezza
Ogni anno le aziende dovranno inviare all’ADM un modulo di automonitoraggio per confermare la presenza delle condizioni richieste e, comunque, ogniqualvolta intervengano nuovi fattori potenzialmente in grado di incidere sul mantenimento e/o sul contenuto dell’autorizzazione.

 

AEO e riforma doganale

Dal 2016 la certificazione AEO è diventata vera e propria autorizzazione, necessaria per il rilascio di altre autorizzazioni o facilitazioni in dogana e si amplierà con l’entrata in vigore della nuova normativa doganale nei prossimi anni. Infatti con la presenza della nuova categoria “trust and check” le aziende AEO saranno premiate potendo immettere le loro merci in circolazione nell’UE senza alcun intervento doganale attivo.

 

Ulteriori dettagli sulle condizioni per ottenere AEO, clicca qui

Principali novità della prossima riforma doganale, clicca qui

 

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Cina: non solo moda per il “made in Italy”

Non più solo moda e lusso: la domanda cinese di prodotti italiani si è evoluta e apre nuovi spazi di opportunità in altri numerosi settori. Vediamo quali.

La situazione

La Cina rappresenta per le imprese italiane un partner commerciale tanto appetibile quanto temibile. È un po’ come una calamita, che da un lato attrae, e dall’altro respinge.
Come riporta il sito www.export.gov.it ,a fronte di una popolazione di quasi 1,5 miliardi di persone con modelli di consumo e tendenze sempre più simili a quelli occidentali permangono tuttavia differenze culturali legate a valori tradizionali ben presenti anche nelle classi con maggiore potenziale di spesa. A cui si aggiunge il rischio di violazioni di proprietà intellettuale e marchi che rappresentano la riconoscibilità del “Made in…”

Nonostante le incertezze e le paure, tuttavia, la Cina rappresenta per l’Italia un partner imprescindibile, anche se i rapporti economici bilaterali sono tipicamente caratterizzati da uno squilibrio strutturale riguardante i flussi di interscambio commerciale. Secondo i dati dell’Osservatorio Economico del MAECI, nel 2022 le esportazioni di merci italiane verso la Cina sono aumentate del 5% rispetto al 2021, per un valore di 16,4 miliardi di euro, mentre le importazioni sono aumentate del 49,1% ad un valore di 57,5 miliardi. Il deficit di bilancia commerciale è aumentato di 18,1 miliardi rispetto all’anno precedente, raggiungendo il nuovo valore record di 41,1 miliardi di euro, mentre il valore totale dell’interscambio ha quasi raggiunto 74 miliardi di euro.

Settori di opportunità

Oltre i classici settori fashion e luxury, le opportunità si estendono anche ad altri ambiti, tra cui:

  • Protezione ambientale
    Tutti i settori legati alla protezione ambientale (aria, acqua, suolo) sono in una fase di rapidissima espansione in Cina.  Alcuni segmenti portanti sono appetibili per le aziende italiane e le loro tecnologie riconosciute ed apprezzate a livello mondiale (es. monitoraggio industriale delle emissioni, abbattimento delle emissioni, nel trattamento delle acque civili ed industriali, ecc… ).
  • Transizione energetica
    Sarà il settore che trainerà la trasformazione della base industriale e sociale cinese. Gran parte dell’aumento della spesa per l’energia pulita tra il 2020 e il 2022 ha avuto luogo in Cina, dove si concentra anche il 60% delle vendite globali di veicoli elettrici. Tecnologie e servizi nelle filiere e nelle infrastrutture di trasporto (gas, energia elettrica, idrogeno, etc.) vedranno una crescita di oltre il 15% all’anno per i prossimi decenni..
  • Economia circolare
    Tecnologie e servizi per la raccolta, il riuso, il riciclo e la valorizzazione energetica avranno un enorme sviluppo in Cina e l’Italia possiede know-how distintivo da valorizzare nella bio-raffinazione da scarti alimentari ed agricoli; nel recupero e riciclo di olii minerali ed industriali e nelle tecnologie di selezione degli scarti civili.
  • Costruzioni
    Si sta affermando una tendenza al “recupero” degli edifici, anche e soprattutto a fini di efficienza energetica, sanitaria e di benessere in generale.  Tra i segmenti di interesse per il made in Italy si segnalano la progettazione e la pianificazione energetica; i materiali isolanti; i materiali carbon passive; i materiali sanitizzanti; i materiali/vernici per la produzione di energia elettrica; le reti locali.
  • Agricoltura
    Al di là dei macchinari, già promossi in Cina, esistono interi settori tecnologici e di servizio che sono diventati prioritari in Cina per promuovere un’accelerazione dell’incremento della produttività dei terreni, pur contenendo l’uso di fertilizzanti chimici. Tecnologie di pianificazione, prospezione satellitare, previsione e prevenzione di eventi atmosferici discontinui (da cambiamenti climatici), protezione delle coltivazioni, tecniche di tracciamento, ecc. saranno prioritari in Cina per ridurre la dipendenza agricola dall’estero ed incrementare la sicurezza alimentare.
  • Nuovi materiali
    I nuovi materiali, ferrosi e non ferrosi, stanno avendo uno sviluppo importantissimo in Cina in tutti i settori industriali. Le caratteristiche dei nuovi materiali puntano ad accelerare il percorso di decarbonizzazione grazie anche ai biomateriali e ad una visione di economia circolare.
  • Integratori alimentari e cosmetica
    Tutte le categorie di integratori alimentari, soprattutto quelli legate alla cosmetica, sono in forte crescita: gli integratori presentano  infatti affinità con la medicina tradizionale cinese, quindi godono già di un posizionamento funzionale ed hanno il vantaggio di essere prodotti fuori dalla Cina in paesi con elevati standard di controllo qualitativo e di sicurezza.
  • Servizi e prodotti sanitari per la cura degli anziani
    L’invecchiamento della popolazione è una delle maggiori sfide dell’evoluzione sociale cinese. Si stanno sviluppando settori di consumo, tecnologici, servizi, etc. dedicati all’anziano.  Ancora poche aziende straniere (produttrici sia di prodotti tecnologici, beni di consumo e servizi) sono attive in Cina nonostante un mercato dalle enormi potenzialità.
  • Meccanica, robotica e meccatronica
    La promozione italiana in Cina per tutti i settori della meccanica è molto avanzata e consolidata. Il settore dello smart manufacturing, servizi a valore aggiunto, IoT, AI, interfaccia uomo/macchina, SW di ottimizzazione delle prestazioni, etc. sono segmenti dove alcune nicchie italiane potrebbero affermarsi in modo determinante e competitivo anche nei confronti di paesi direttamente concorrenti (ad es. la Germania).
  • Chimica fine
    Nell’ultimo periodo i settori farmaceutici italiani sono stati in grado di posizionarsi in modo eccellente in Cina, con crescite dell’export significative. Esistono dunque ancora ampi spazi di crescita sia nei settori farmaceutici sia nella chimica fine in generale.
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Bando Export 2023 per le PMI lombarde: al via il 20 luglio

Il 14 luglio 2023 Unioncamere Lombardia ha approvato il nuovo bando Export 2023: nuovi mercati per le micro e piccole imprese lombarde.

Vediamo insieme i punti principali:

Cosa è – Obiettivo

Supportare le imprese alla prima esportazione o che esportano occasionalmente (la cui quota di export è inferiore al 10% del volume d’affari) attraverso un accompagnamento qualificato di un Manager Esperto di processi di Import Export e internazionalizzazione “EXIM Manager”, un Temporary Export Manager “TEM” o un Digital Export Manager “DEM”.

A chi si rivolge

Micro e piccole imprese lombarde la cui quota export è inferiore al 10% del volume d’affari, aventi codice ATECO primario uguale a C e che non abbiano percepito, nei 5 anni precedenti, agevolazioni e/o incentivi regionali (concessi da Regione Lombardia o da Unioncamere Lombardia) finalizzati ad accrescere la competitività delle micro e piccole imprese lombarde sui mercati esteri.

Investimento minimo e contributo

Investimento minimo: € 10.000,00

Contributo massimo: € 15.000,00

Apertura e chiusura domanda

Le domande di contributo devono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 20 luglio 2023 fino alle ore 12.00 del 29 settembre 2023 (salvo esaurimento anticipato delle risorse) a Unioncamere Lombardia tramite il sito webtelemaco.infocamere.it.

Regolamento bando e modulistica domanda

  • Allegato A – Modulo di domanda
  • Allegato B – Procura speciale per la presentazione telematica della domanda
  • Allegato C – Dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà solo per soggetti che non hanno posizione INPS/INAIL
  • Allegato D – Dichiarazione de minimis
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Sace, l’export italiano punta su innovazione e sostenibilità e supera i 660 miliardi (+6,8%) nel 2023

In un mondo ancora esposto a shock e incertezze, investire in digitalizzazione, innovazione e transizione energetica è la chiave per le imprese italiane per rafforzare sempre di più la competitività sui mercati internazionali e crescere in modo sostenibile.

La recente presentazione del Rapporto Sace 2023 ha evidenziato importanti trend per il commercio estero italiano.

I trend

Nel 2023 le vendite oltreconfine di beni supereranno i 660 miliardi di euro con una crescita del 6,8%, per proseguire a un ritmo del 4,6% nel 2024 e del 3,8% medio annuo nel biennio successivo
Si tratta di dati che fotografano la realtà macroeconomica italiana nella sua complessità stimando anche trend di assoluta importanza per capire lo sviluppo prossimo.
Il primo è rappresentato dalla Transizione energetica e dalla rivoluzione digitale, fenomeni destinati a incidere, con velocità diverse, a incidere profondamente sulla capacità delle imprese di presidiare i mercati esteri.
Il livello degli investimenti registra sempre maggiore interesse alle nuove tecnologie come il 4.0 e l’intelligenza artificiale unita ad una formazione costante e di alto livello e nuovi modelli di business: le imprese che investono in 4.0 e innovano il proprio modello di business hanno una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio modello
Infine, i cospicui investimenti per la transizione in corso – analizzati per la prima volta nel Rapporto – sosteranno le esportazioni italiane di tali beni che cresceranno del 9,3% quest’anno, del 9,7% il prossimo, accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26

Destinazioni dell’export italiano

Tra le geografie di destinazione ottime prospettive arriveranno da mercati come i Paesi del Golfo – tra cui Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%) – Cina (+17%) e India (+10,3), Thailandia (+ 13,5%) e Vietnam (+8,1%), insieme a Messico (+ 8,4%) e Brasile (+7,2%), impegnati in un percorso di transizione energetica e trasformazione digitale, senza dimenticare gli Stati Uniti (+6%) e annotando la Croazia (+14,4%), new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.

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Tre domande a Alberto Sterza (Witor’s). Passione per la logistica

Tre domande a:
Alberto Sterza
Logistics Manager Witor’s S.p.A.

 

 

Post pandemia e crisi mondiale delle supply chain, quale il punto di vista del Logistics Manager?
Penso che anche i non addetti ai lavori si siano accorti di come gli effetti delle varie chiusure che i vari Stati nel mondo hanno adottato nel tentativo di arginare gli effetti del Covid, si siano ripercossi sulla quotidianità vissuta in quei mesi. A fronte di chiusure dei flussi del commercio internazionale si verificò un’impennata della richiesta di determinati beni piuttosto che altri. Non fu un caso che in quei mesi si assistette al boom del e-commerce.
Chiusi nelle nostre case, contingentati per fare la spesa ai supermercati e solo per beni di prima necessità (o quasi), ci riversammo in massa sulla spesa elettronica con la conseguenza di condizionare pesantemente quei flussi che di contro si stavano “congelando”. In quella situazione ci volle poco a capire che anche le aziende che operavano in un contesto sempre più globalizzato avrebbero presto risentito di un terremoto che avrebbe sconquassato pesantemente tutte le principali Supply Chain del mondo.

In Witor’s come avete affrontato il problema?
Come tutte le aziende che hanno Supply Chain mondiali anche noi abbiamo risentito di quella situazione, al punto che abbiamo spesso valutato alternative di supply più corte e/o meno complesse con esiti però non sempre soddisfacenti.
Il tema del reshoring è stato ovviamente oggetto di discussione ma, ovviamente richiedeva tempi lunghi e spesso anche costi non sempre sostenibili. La situazione contingente poteva essere affrontata solo tramite il supporto di fornitori che con esperienza e professionalità potevano arginare i profondi ritardi di approvvigionamento.
Credo che sia soprattutto in quei momenti che si vede realmente la professionalità e la fidelizzazione di un fornitore verso il proprio cliente.
Personalmente ho dovuto affrontare il problema di forniture in arrivo dal Far East destreggiandomi tra blank sailing, short shipped, GRI (General Rate Increase) oltre che ovviamente fermi di produzione. E’ proprio in quei momenti che oltre alla professionalità dei fornitori serve la professionalità e l’esperienza della figura del Logistics Manager che applichi le sue conoscenze, soprattutto ponderando le priorità del momento con le capacità di supporto dei vari anelli della supply chain. La conoscenza della capacità produttiva del fornitore, la conoscenza della qualità di servizio dei vettori sia marittimi che aerei giustificano scelte che in momenti diversi non avrebbero senso, ma che in situazioni di emergenza, aiutano a “contenere i danni”.

Quanto ha pesato la sua formazione e/o esperienza in quei frangenti?
Moltissimo. Sia la formazione (la mia è acquista sul campo con 20 anni di esperienza da spedizioniere internazionale) sia e soprattutto l’esperienza ed il feeling con i carrier/forwarder. Al termine del biennio 2020/2021 è con orgoglio che posso affermare che con il mio ufficio logistico, con riferimento ai flussi su base FOB, riuscimmo ad approvvigionarsi dal Far east con tutti i quantitativi ordinati senza alcuna rottura di stock. Addirittura, l’azienda mi chiese di modificare le rese in acquisto da DAP a FOB per gestire direttamente gli imbarchi dal Far East su tutte quelle spedizioni DAP che i nostri fornitori asiatici non erano in grado di spedire. Fu per me un forte segnale di fiducia dell’azienda ma al contempo di fortissima responsabilità!! Molti fornitori ci dissero “la merce è qui, venitevela a prendere… non furono giorni tranquilli… ma ce l’abbiamo fatta”.

Con laurea in Giurisprudenza a Pavia, Alberto Sterza approda per caso alla logistica, un “prestito temporaneo” ad un settore che poi diviene vera passione e professione. In attesa di capire cosa fare della laurea e per dare una mano in casa, arriva la prima assunzione in una piccola società di spedizioni internazionali nella quale impara a fare di tutto: dalla spunta dei colli sui mezzi alla compilazione della vecchia bolla di trasporto fino alla stesura delle bolle doganali per passare dalle HBL le MBL le AWB gli EUR 1 i Form A fino agli incoterms… Dopo una serie di esperienza in altre società di trading e import/export arriva in Witor’s nel 2014: stessi temi ma visti da una nuova angolazione, quella dell’azienda di produzione. L’approccio di Sterza al lavoro è ancora permeato della sua formazione giuridica, forma mentale e spirito operativo che hanno condizionato e condizionano tutt’ora il suo approccio alla logistica. Per questo in azienda, diversi colleghi lo chiamano confidenzialmente “Avvocato”. In risposta Sterza sorride e aggiunge “Mancato Avvocato”…

Fondata nel 1959, Witor’s vanta una storia di oltre 60 anni nella lavorazione del cioccolato e una tradizione tramandata nel tempo che ha portato l’iconico cioccolatino Boero, una pralina di cioccolato fondente con ciliegia e liquore ideata nel 1962, ad essere uno dei rappresentanti dell’eccellenza dolciaria italiana nel mondo. Witor’s vanta un portafoglio di oltre 350 prodotti per molti dei quali la società gode di una posizione di leadership in Italia.  Witor’s ha un giro di affari complessivo intorno agli 85 milioni di euro, di cui circa la metà generato negli oltre 80 Paesi in cui è presente. L’attenzione all’etica e all’ambiente di Witor’s sono elementi condivisi da 21 Invest – dal 2021 presente nel capitale sociale – che si pone l’obiettivo di supportare l’azienda nel raggiungere il 100% degli acquisti di cioccolato certificato e sostenibile nei prossimi anni.

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Moriconi (Unimi): formazione doganale, pilastro anche per le PMI

Formazione e diffusione di una cultura doganale di livello costantemente aggiornati sono spesso al centro dei dibattiti tra gli operatori economici.

Con la pubblicazione di Elementi e Materiali di diritto doganale di Luca Moriconi (Milano University Press, 2023) si procede proprio nella direzione di offrire ad ogni interessato una conoscenza sistematica e competente dei principali istituti della materia con l’obiettivo di suscitare spunti di discussione e avvicinamento ai temi soprattutto per le PMI.

Formazione doganale: le ragioni di un lungo impegno

di Luca Moriconi
Esperto in materia doganale. Professore a contratto di diritto doganale presso l’Università degli Studi di Milano e presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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La recente esperienza didattica svolta per il Laboratorio ‘Operatore doganale europeo e export control’, nell’ambito del corso di laurea triennale in Scienze internazionali e istituzioni europee (SIE) presso l’Università degli Studi di Milano, mi ha portato ad elaborare alcuni spunti di riflessione riguardo alla crescente attenzione, anche da parte del mondo accademico, verso la materia doganale.

Come noto agli addetti ai lavori, questa materia è generalmente considerata un campo (minato) relegato dalla dottrina a una sommaria e sbrigativa trattazione a cui dedicare, al più, solo qualche pagina all’interno dei testi di diritto tributario.

Pur essendo caratterizzata da un solido e complesso impianto normativo, la materia doganale viene infatti abitualmente associata al mero svolgimento di procedure operative, con riflessi di natura pratica che si ritengono meritevoli di interesse solo da parte di quei soggetti (operatori doganali e aziende) che si trovano quotidianamente a dover gestire il complesso degli adempimenti e delle formalità collegate alle spedizioni internazionali.

Torno quindi mentalmente alla piccola aula gremita di studenti dell’Università Statale, dove ho avuto l’onore e il piacere di introdurre le ragazze e i ragazzi ai principi fondamentali e agli istituti del diritto doganale, non mancando di assecondare la loro genuina curiosità con analisi di documenti e casi pratici, ottenendo un feedback entusiasmante in termini di attenzione e interesse per la materia, con molte richieste di indicazione di ulteriori percorsi professionali e di approfondimento.

Questo incoraggiante riscontro manifesta la presenza di una richiesta/necessità formativa ben precisa nella specifica disciplina, che porterà, nel tempo, alla nascita di profili professionali pronti a raccogliere le opportunità e le sfide che, sempre più, si presenteranno nel contesto del commercio internazionale.

Tutto ciò non può che portare, sotto un diverso (ma non scollegato) aspetto, a una riflessione più ampia, legata alla profonda vocazione internazionale delle nostre PMI, contraddistinte dalle loro innate capacità di offrire, al contempo, tradizione e innovazione, con i loro prodotti che diventano testimonianza in tutto il mondo della qualità, e della eccellente reputazione, del made in Italy.

In questo processo di espansione commerciale sui mercati esteri, infatti, pur partendo da un pacifico vantaggio competitivo in termini di qualità del prodotto, le nostre piccole e medie imprese scontano, tuttavia, un grave gap legato alla scarsa conoscenza delle regole e delle procedure (doganali ma anche fiscali) che disciplinano la gestione documentale e contabile delle operazioni con l’estero, così muovendosi tra molteplici elementi di incertezza, con il rischio di possibili irregolarità.

Inoltre, il ricorrente utilizzo all’esportazione della condizione di consegna della merce ‘EX Works’, pur attraente in termini puramente commerciali, limita tuttavia fortemente la partecipazione attiva dell’azienda esportatrice alle delicate fasi dello sdoganamento e del trasporto delle merci.

In un tale contesto, appare evidente come un aumento delle competenze e delle capacità di gestione delle procedure doganali da parte delle aziende, anche con il supporto di qualificati professionisti, porterebbe alle stesse un’immediata ‘utilità marginale’ in termini di maggiore competitività e di qualificata presenza sui mercati esteri.

Attraverso l’utilizzo più consapevole degli istituti e delle semplificazioni previste dalla normativa doganale, infatti, le aziende esportatrici possono, da un lato, ridurre gli oneri e le tempistiche delle procedure e, dall’altro, proporsi sul mercato internazionale come partner commerciali sicuri e affidabili.

La compliance in materia doganale, è oramai ben chiaro, rappresenta oggi un fattore strategico di qualificazione e di riconoscibilità degli operatori economici, che sta assumendo, anche a livello di relazioni commerciali, una sempre crescente importanza.

È pertanto più che mai necessario supportare le aziende nel loro approccio operativo al commercio estero, con la messa a disposizione di strumenti concreti che rendano effettivamente accessibili alle stesse le possibili facilitazioni utili per gestire la materia doganale in modo più consapevole e vantaggioso.

La pubblicazione “Elementi e Materiali di Diritto Doganale” di Luca Moriconi è scaricabile in modalità “open access” anche qui

 

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Servimpresa CCIAA Cr | Webinar gratuiti per l’internazionalizzazione

L’importanza della formazione continua è vitale anche per le PMI impegnate in un percorso di aggiornamento sui principali temi della internazionalizzazione.

Per questo, Servimpresa della Camera di Commercio di Cremona ricorda i prossimi webinar gratuiti organizzati dal sistema camerale lombardo, in collaborazione con la rete europea Enterprise Europe Network (EEN):

20 giugno – ore 9.30
Il marketing internazionale nell’era digitale: case studies
Relatrice: Emanuela Cattaneo
Link per l’iscrizione: https://conference-web-it.zoom.us/webinar/register/WN_zi9GORx6SMu5LesBg7MF2g

21 giugno – ore 9.30
Sostenibilità per l’export
Relatrice: Rita Bonucchi
Link per l’iscrizione: https://conference-web-it.zoom.us/webinar/register/WN_a7s0aW62TpixrWLCK0uuag

28 giugno – ore 9.30
Origine non preferenziale (Made In): come individuarla correttamente
Relatore. Giuseppe De Marinis
Link per l’iscrizione: https://conference-web-it.zoom.us/webinar/register/WN_TgbJ1atMQuCLY_Gfkm-x8A

29 giugno -ore 9.30
Competitività internazionale, sostenibilità, economia circolare
Relatore: Federico Rubin
Link per l’iscrizione: https://conference-web-it.zoom.us/webinar/register/WN_LNiuuY2dQAOD7mqHiQsU8

 

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2 mld risparmiati con l’ EU Customs Data Space

Il centro digitale doganale Europeo (EU Customs Data Space) ha lo scopo, attraverso un percorso che ha come primo approdo temporale il 2028, di sostituire l’infrastruttura informatica doganale esistente negli Stati UE con un unico portale europeo.
La Commissione Europea ha messo un nuovo tassello per rendere le dogane sempre più digitali.

Infatti la Commissione lancia un nuovo progetto per la creazione di un centro digitale doganale Europeo (EU Customs Data Space). Questo progetto ha lo scopo, attraverso un percorso che ha come primo approdo temporale il 2028, di sostituire l’infrastruttura informatica doganale esistente negli Stati membri dell’UE con un unico portale europeo.

Questo, oltre a significare un risparmio effettivo di costi operativi fino a 2 miliardi di euro all’anno, – come riportato dall’articolo di Benedetto Santa Croce su AgendaDigitale.eu – vuole contribuire a migliorare il rapporto tra dogane e imprese con gli operatori più affidabili consentendo un dialogo a livello doganale basato su linguaggi e standard unitari.

l processo di automazione del mondo doganale

Il mondo doganale sta già subendo da qualche anno un processo di automazione importante, si pensi solo da ultimo alla riforma delle dichiarazioni di importazione (che in Italia è divenuto definitivamente operativo il 30 novembre 2022) e delle dichiarazioni di esportazione (che in Italia diverrà definitivamente operativo il 7 settembre 2023).
Processo che ha già consentito – come ricorda Santacroce – di gestire in modo unico tutte le diverse forme di autorizzazione (sistema custom decision), favorendo, attraverso la standardizzazione delle regole, una integrazione dei sistemi doganali delle imprese.

Le catene di approvvigionamento, tracciamento completo

Quello che ci si propone ora è di fornire uno strumento che attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e il contributo umano possa garantire, da una parte, alle autorità una visione a 360 gradi delle catene di approvvigionamento e della circolazione delle merci e, dall’altra, alle imprese di poter gestire in modo più fluido e trasparente il trasferimento fisico delle merci oggetto delle singole transazioni.

Quali risposte dal progetto

Il progetto di creazione di uno spazio digitale doganale unico europeo cerca di dare risposta ad alcune inefficienze dell’attuale sistema. In particolare, il nuovo portale cerca di evitare (cosa che capita ora in presenza di 27 sistemi nazionali) che le imprese debbano fornire la stessa informazione più volte e con regole diverse. Inefficienza determinata dalla mancanza di interoperabilità dei sistemi nazionali; ovvero di favorire lo sviluppo organico di un piano di controllo del e-commerce che è caratterizzato dall’aumento repentino di volumi di merci di modico valore che entrano in EU da Paesi terzi e viceversa.

In questo settore, lo scopo però non è solo di controllo, – conclude Santacroce – ma anche di semplificazione dei processi di gestione e svincolo delle merci per ridurre, in sicurezza, i tempi di consegna dei beni al cliente; ovvero di consentire alle dogane di migliorare i propri sistemi di analisi del rischio offrendo alle imprese un’effettiva e ampia protezione dei beni che devono attraversare la frontiera unionale.

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